Le Storie siamo noi 2015: ecco com’è andata
“Sono nati tanti interrogativi, ma si sono accese molte luci”
Alla fine di un’esperienza rimane dentro sempre qualcosa.
A volte è una frase, a volte un’emozione, altre volte un insegnamento.
Ma solo quando l’esperienza è davvero significativa si torna a casa cresciuti, arricchiti, con una nuova spinta a fare e a migliorarsi.
Ed è esattamente questo ciò che ci è accaduto durante i due giorni di convegno.
Si è parlato di realtà quotidiane che riguardano l’esperienza concreta di ognuno – giovani, educatori, insegnanti, genitori – con una prospettiva nuova che parte dall’analisi sul campo per arrivare a trovare strumenti qualitativi e quantitativi che producano azioni efficaci e mirate. Gli interventi hanno affrontato la questione dei Neet e dei Dropout da diverse prospettive, mantenendo comunque il filo rosso dell’approccio narrativo.
In questo momento storico di cambiamenti veloci e profondi le nuove generazioni hanno difficoltà a dare un senso alla loro esistenza, in mancanza di modelli di riferimento. Utilizzare le storie, la narrazione, come strumenti di orientamento consente ai ragazzi di riscoprire capacità e competenze con le quali ricostruire la percezione di sé nel mondo. Recuperare, ad esempio, la pratica del racconto autobiografico – nelle sue varie declinazioni – permette a chi parla e a chi ascolta di scoprire desideri e abilità sulla base dei quali iniziare a progettare il proprio percorso di vita e professionale.
Capire cosa si vuole e la direzione da intraprendere non è un obiettivo facile da raggiungere. Soprattutto se le narrazioni prodotte dalla società e dai media tendono a mettere in luce soltanto gli aspetti negativi della propria condizione, fornendone una rappresentazione distorta e stereotipata. Sorge, quindi, la necessità di definizioni chiare e oneste sulla base delle quali strutturare strategie di orientamento efficaci.
Allo stesso modo si è ritenuto necessario far luce su che cosa si intende per “orientamento“, a partire dagli ultimi documenti programmatici in materia. È un processo permanente che ha l’obiettivo di fornire al soggetto gli strumenti per maturare autoconsapevolezza e trasformare i propri sogni in progetti.
Le strategie concrete per mettere in pratica quanto teorizzato in precedenza sono state sperimentate dai partecipanti nel corso dei nove cantieri narrativi. In quasi tutti i laboratori sono stati utilizzati due strumenti fondamentali: la scrittura e la lettura. È stato interessante vedere come queste due pratiche – molto presenti anche negli ambienti scolastici e istituzionali – abbiano assunto, qui, una nuova luce, uno scopo più profondo. Leggere l’esperienza di qualcun altro, riscrivere un episodio di vita, sono tutte azioni che acquisiscono un’importanza unica nel processo di mimesi con il testo scritto, anche grazie al clima di ascolto in cui si lavora e all’intervento dei mediatori che aiutano a sottolineare i nuclei importanti e i fili conduttori di quanto prodotto.
Dai feedback raccolti emerge tra i partecipanti la volontà di mettere in pratica le idee e gli spunti lanciati dai relatori durante i vari interventi. Si riscontra, inoltre, una rinnovata fiducia nelle possibilità di cambiamento. Ad alimentare l’entusiasmo generale sono state la competenza e la professionalità dei relatori, e soprattutto la loro passione, che ha inaspettatamente avvicinato il mondo accademico alla realtà.
di Chiara Pasin e Annachiara Scalera
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